La notizia del ridimensionamento e poi dell’annunciato trasloco del Formez da Napoli a Roma è stata largamente sottovalutata per quel che davvero significa. E a poco serve la pur lodevole intenzione dell’assessore comunale Annamaria Palmieri di recuperare un tetto inteso più a evitare il trasferimento dei dipendenti che ad assicurare un futuro degno all’ente. Il problema qui è cercare di essere coerenti con le premesse. E se queste insistono sull’importanza di dotare Napoli e il Mezzogiorno di strutture di alta formazione per migliorare qualità e competenze di quella fondamentale parte di classe dirigente (o comunque influente) arruolata nella pubblica amministrazione non si capisce la ragione della dismissione. A meno che non si voglia stabilire e comunicare che quell’organizzazione una volta rispettabile e rispettata sia caduta così in basso nella reputazione da essere considerata un problema, una pratica da chiudere al più presto prima con la rimozione e poi con la prevedibile rottamazione con buona pace dei suoi ultimi difensori. Il fatto è che le funzioni assegnate al Formez sono di vitale importanza per la crescita della comunità meridionale. Non a caso la richiesta del suo rilancio è al primo punto del Manifesto delle 3E – Economia, Etica, Estetica – alla cui definizione il Denaro e la Fondazione Matching Energies hanno lavorato per due anni in collaborazione con intellettuali e operatori di primo livello. E allora, delle due l’una: o la nostra analisi, peraltro ampiamente condivisa, è sbagliata e dunque di tutto c’è bisogno al Sud tranne che di cultura dirigenziale e organizzativa o l’esigenza c’è e va servita al meglio per evitare di consegnare il territorio a un ancora rimediabile destino di povertà, arretratezza, disillusione, rancore, violenza. Non è la prima volta né sarà probabilmente l’ultima che non sappiamo o vogliamo batterci per mantenere, e naturalmente manutenere, quello che di buono abbiamo (quanti centri decisionali abbiamo perduto nel tempo senza quasi accorgercene?) salvo poi piangere e strepitare quando il danno è compiuto. Matureremo mai?