Oggi più che mai appare evidente che la capacità di coesione tra gli uomini e le istituzioni e addirittura le cose sia inversamente proporzionale all’enfasi con cui s’invoca il gioco di squadra e al numero di volte che lo si fa. Ogni invito all’unità è pertanto un segnale di dichiarata ostilità. Quanto questo avvenga in modo inconsapevole e quanto invece sia frutto di un costume studiato, non importa nemmeno più di sapere. Il risultato è che le parole, anche quelle più semplici e comuni, perdono di significato. Chi le dice intende qualcosa, chi le ascolta comprende tutt’altro. Gli accordi durano il tempo che serve a smentirli. Per farli vivere o almeno vivacchiare occorre rinnovarli ripetutamente in uno sforzo di manutenzione degli impegni presi che quasi mai riesce a conservare intatto l’edificio iniziale. Varianti in corso d’opera stravolgono anche l’intesa in apparenza più granitica. È lo spirito dei tempi, si potrebbe ipotizzare. Tutti a tessere l’elogio del gioco di squadra già sapendo che a quello non passerò mai la palla, con quell’altro non dividerò mai lo spogliatoio, di quell’altro ancora non voglio conoscere neanche il nome. Sorrisi di circostanza, discorsi in fotocopia e chi s’è visto s’è visto. Non si spiegherebbe altrimenti come sia possibile che tutte le organizzazioni, anche le più rappresentative per tradizione, vivano oggi la loro stagione più grama. Non esistono due persone che si mettano d’accordo su qualcosa riuscendo poi a conservare l’affiatamento durante il percorso. In questo modo tutti gli obiettivi diventano irraggiungibili.Anche quelli in apparenza a portata di mano. Se sono troppo vicini e aggredibili ci pensiamo da noi a spostarli perché nessuno possa coglierli. Non importa se la stessa sorte toccherà anche a noi perché il male comune resta pur sempre un mezzo gaudio. Di mezzo gaudio in mezzo gaudio abbiamo perso la gioia di fare le cose per intero, di pensare progetti e riuscire a realizzarli, di sognare un traguardo e oltrepassarlo. Il gioco in squadra ci serve per ostacolare il compagno perché tanto l’avversario sarà paralizzato nel campo suo. Le eccezioni sono sempre più rare. La piccola morale? Si salvi chi può.