La disputa che divide le forze vive e sane della città e della regione intorno al destino della Banca Popolare di Sviluppo e alla possibilità o meno di costituire un nuovo polo creditizio mettendo insieme altre realtà interessanti come Banca Promos e Banca del Sud fa male ai protagonisti, al mondo delle imprese, all’intero territorio. Ideatore e promotore della Bps è Gianni Punzo: energia pura, già fondatore del Cis di Nola, dell’Interporto e del Vulcano Buono. Un aggregatore di professione che è riuscito a mettere insieme oltre mille operatori economici creando un distretto unico in Italia per dimensione e valore strategico. E’ affezionato alla sua creatura e tende a conservarla. Dall’altra parte si è costituito un blocco che fa perno su Carlo Pontecorvo, armatore più conosciuto sul mercato come patron dell’acqua Ferrarelle, che da qualche anno ha preso il comando dell’azienda di credito dove siede come presidente costituendo un movimento che tende a trasformare l’attuale cooperativa (una testa, un voto) in società per azioni. Il passaggio dovrebbe servire ad accogliere alcune prescrizioni della Banca d’Italia oltre che ad agevolare l’integrazione con Banca Promos amministrata con sapienza dal proprietario Ugo Malasomma e Banca del Sud che opera nell’orbita della Fondazione Banco di Napoli sotto la guida intelligente del presidente di entrambe Daniele Marrama. Come si vede, si tratta di nomi di primo piano con conoscenze e relazioni all’interno della società campana che se sommate potrebbero davvero realizzare una banca locale forte e radicata in grado di competere senza complessi d’inferiorità con le filiali delle grandi che hanno occupato il terreno dopo il default negli anni Novanta dell’originale Banco di Napoli. Da come si sono messe le cose è assai difficile che i giocatori in campo possano trovare un accordo per il vantaggio comune. Ed è un peccato perché ciascuno di loro ha meriti da far valere e tutti insieme potrebbero rappresentare un punto di riferimento per un mondo imprenditoriale fatto in maggioranza da piccole e piccolissime realtà. In Toscana, dove il Monte dei Paschi sta vivendo gli anni peggiori della sua storia gloriosa, sta maturando un’esperienza che potrebbe essere presa da esempio intorno alla Chiantibanca: un minuscolo istituto che sta crescendo in massa critica attraverso alleanze e fusioni utili a conquistare una centralità via via più convincente.